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Sport nelle carceri: Rebibbia vista da dentro. Lo sportpertutti non è un corpo estraneo

Lunghi corridoi, comunque puliti e a tratti luminosi, con chiazze di verde che si intravedono tra le sbarre delle finestre, e ancora, porte blindate, ora rosse ora blu, a seconda dei piani o dei bracci. Questo è un carcere visto da dentro, così come appare ad un visitatore. Come in qualunque ospedale ci sono i reparti, in questo caso, contrassegnati con una G (giustizia) seguita da un numero: tra gli altri G12 Alta sicurezza, G8 penale, comuni, isolamento, e reparti per transessuali, tossicodipendenti e nuovi entrati. In questa realtà sociale, separata e diversa, è nato un circolo sportivo, La Rondine.
La casa circondariale Nuovo complesso di Rebibbia non è un semplice istituto ma una cittadella popolata da 1730 detenuti di tutte le etnie. Troppi per una struttura con una capienza massima di 1200 posti. E dire che con l’indulto del 2006 – ci spiega Carmelo Cantone, direttore del carcere - l’istituto aveva fatto registrare il record di scarcerazioni (750). Dopo soli quattro anni, le sezioni sono tornate a riempirsi: siamo dentro la pancia di un ‘parcheggio per esseri umani’ con fasce orarie di mesi, anni o l’intera vita, dove si vive in condizioni di sovraffollamento.

Avverto una stretta in gola: aleggia la sensazione di un ‘tempo sospeso’. L’equazione detenuti=brutte facce non trova riscontro in un ambiente come questo, un luogo dove i volti che incontro sono quelli di persone normali: visi comuni o interessanti, sorridenti o accigliati, giovani o pieni di rughe, volti di gente – come ci dimostrano i ragazzi del circolo “La rondine” - animata da creatività e voglia di vivere. Sembra che tutte le possibilità dell’esistenza trovino accelerazione nei numerosi progetti in cui quelli de "La Rondine” impiegano le loro energie per migliorare il tempo della detenzione. Corsi per grafici, di informatica, tornei di calcio, pallavolo, body building, arte muraria: investire tra quattro mura e quel fazzoletto di cielo aperto, tra reclusione, ore d’aria e fumo nel corpo. Tra il dentro e la voglia di tornare a volare...
Ho imparato che non c’è peggior prigione di quella in cui uomini e donne sono abbandonati a sé stessi. Lo sportpertutti e l'Uisp possono fare qualcosa di buono anche qui dentro, perchè la dignità della vita torni ad abitare corpi ed esistenze.
(S.S.A.)